L’arte arricchisce la conoscenza dell’uomo, così come la scienza, ma da quest’ultima si distingue inequivocabilmente. La scienza punta al progresso, all’utilità sociale, mentre l’arte si configura in opposizione a tutto ciò. Sostanzialmente è prova di un talento inventivo e di una capacità espressiva peculiare dell’uomo. L’arte è, dunque, espressione di sé.
L’uomo ne può essere investito in qualsiasi momento e non è necessaria alcuna attitudine particolare al di là del suo esistere come “essere razionale”. Siamo infatti gli unici esseri che hanno piena coscienza di sé e, in questo senso, l’arte non è altro che prova della sensibilità alla vita. Si manifesta in qualsiasi forma, effimera o durevole, ma la sua tendenza intrinseca è quella di perpetuarsi nel tempo, anche solo nella memoria di quei pochi che ne vedono stimolata la propria sensibilità.
Purtroppo tanta arte si perde o si esaurisce per le strade silenziose o troppo chiassose oppure per quelle ignorate, svalutate e represse del mondo.. ma d’altronde è impensabile di poterne registrare ogni forma, che si esplica in tutta l’umanità nel corso della storia. Per questo diventa una necessità definire le “opere d’arte”.
L’opera d’arte è l’arte proiettata nel sociale. La società riconosce ciò che meglio la rispecchia. In fondo, il sistema del riconoscersi nell’opera, per elevarne il livello ad arte, è ampiamente diffuso e per certi versi legittimo, purché non svaluti la naturale essenza dell’uomo. Oggi il nostro patrimonio artistico è ampiamente influenzato da fattori molto lontani dal peculiare carattere spirituale dell’arte, ma ritengo, tuttavia, questo atteggiamento la pura espressione di una società interamente votata al materialismo più sfrenato. Un puntino nero su uno sfondo bianco, se elevato ad opera d’arte dalla società, non può che essere tale, limitatamente al tempo e allo spazio in cui ciò avviene. Abbandonata la dimensione spirituale, le condizioni che fanno di un uomo l’autore di un opera d’arte si fanno necessariamente più particolari, e in una visione materialistica queste si configurano con disponibilità economica, fama, fortuna, tutte condizioni che contribuiscono a far pubblicità all’artista. Evidentemente non tutti gli uomini godono di dette opportunità e non a tutte le opere d’arte viene attribuito il giusto merito, ma ciò non toglie che chiunque, nel corso della propria vita, semini arte in ogni gesto nel quale è palesato il suo stato d’animo.
“Emozione” è la materia dell’arte e “giudizio” è, essenzialmente, il suo fine. L’uno è funzione dell’altro. Qualunque cosa pulluli di emozione stimola un giudizio. Cosicché tutto nell’arte fugge l’indifferenza.
Il mezzo dell’arte è il materiale, il sensibile. L’anima è stuzzicata dai sensi e, nella contemplazione più profonda, il corpo diventa specchio dell’inevitabile turbamento dell’animo, il più delle volte causato da una profonda e piena immedesimazione. L’immedesimazione può essere favorita da una profonda conoscenza delle situazioni che gravitano sull’autore nel corso della sua creazione, per cui, alla luce di un percorso conoscitivo, l’arte si presta sicuramente a una migliore comprensione. Tuttavia non bisogna essere colti per fruirne anche se si corre il rischio di esprimere erroneamente un giudizio che demolisca l’accurata e legittima produzione artistica e, a riguardo, è ampiamente risaputo che è la conoscenza a liberare l’uomo dalla schiavitù del pregiudizio, che io ritengo essere una delle piaghe più profonde dell’umanità. L’arte non ne deve dunque essere contaminata; deve dare dignità all’uomo ed essendo l’uomo stesso a fare arte, almeno in questo campo, non ci sono imbrogli: l’uomo si dà la dignità che realmente crede di meritarsi.
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